Quando si parla di negozi compro oro e di banco metalli si va a ritroso nel tempo, a vagare con la mente in secoli addietro quando queste due categorie di attività commerciali venivano denominate banco dei pegni o altrimenti definite monte di pietà.
Gli attuali negozi di compro oro e banco metalli rappresentano, infatti, i discendenti degli antichi monti dei pegni, le cui origini risalgono alla seconda metà del 1400.
Nel XV secolo, infatti, le condizioni economiche e finanziarie di moltissime famiglie italiane, che non avevano la fortuna di appartenere alle classi più abbienti, non erano certo delle migliori. Gli abitanti delle grandi città spesso erano costretti ad elemosinare per sopravvivere alle esigenze quotidiane.
Ed è proprio per sopperire a queste necessità che i monaci francescani decisero di introdurre un sistema creditizio originale e differente da quello offerto dal mercato.
L’idea consisteva nella possibilità di poter aiutare i nuclei familiari in difficoltà, concedendo loro piccoli prestiti di denaro dietro il rilascio, in garanzia, di un oggetto, non necessariamente prezioso (poteva essere sia un gioiello che un monile o, semplicemente un quadro, un orologio o un tappeto) ed il cui valore fosse superiore, di un terzo, alla somma di denaro prestata.
Il deposito cauzionale, se così lo possiamo definire, rappresentava, per l’appunto, un pegno e da qui la derivazione del termine banco dei pegni.
Chiunque aveva accesso al prestito ed un anno di tempo per mettere da parte la somma di denaro, precedentemente offerta, per recuperare l’articolo lasciato in garanzia.
Solo nel momento in cui il contraente non fosse riuscito a raccimolare i soldi da restituire, il negoziante si sarebbe valso dell’oggetto lasciato, per recuperare i soldi prestati, attraverso la sua vendita all’asta.
I primi monti di pietà nacquero in Umbria e nelle Marche, in città ricche di differenti tessuti sociali e con numerosi artigiani e lavoratori che, spesso, si ritrovavano nella necessità di dover chiedere un prestito, ma, per ovvie ragioni, non potevano rivolgersi alle istituzioni che in quell’epoca li gestivano, ossia i banchi ebraici.
Anche se i banchi dei pegni traggono ispirazione da questi ultimi istituti, che preferivano mettersi in affari con nobili e ricchi proprietari terrieri, il principio che li reggeva era ben differente. Non vennero, infatti, istituiti per scopi di lucro, ma per solidarizzare ed essere d’aiuto alle tragiche situazioni finanziarie ed economiche della maggior parte delle famiglie povere.
Uno dei primi fondatori francescani fu Bernardino da Feltre: un fermo sostenitore dell’importanza che i monti di pietà venissero sottoposti ad un’organizzazione precisa e stabile e che le varie azioni intraprese non andassero, assolutamente, ad intaccare il capitale iniziale. Concetto, questo, che si riassunse, successivamente, nell’introduzione del pagamento di un piccolo interesse.
Trattandosi di un esercizio commerciale creato da monaci francescani, naturalmente, non era solito prestare ingenti somme di denaro, concesse solo ed unicamente per permettere di sopperire ad impellenti necessità o attività moralmente etiche.
Nonostante sia trascorso tanto tempo o addirittura secoli, l’idea del banco dei pegni esiste ancora e si materializza nell’esistenza di due delle attività che, da qualche anno a questa parte, hanno incrementato esponenzialmente la loro presenza sul territorio nazionale. Basti pensare che il 30% della popolazione italiana ricorre sia ai compro oro che ai banco metalli per esigenze personali, per investimento o disfarsi di certi monili che considerano inutili o sgradevoli.
Da quando nel 2000, per uniformarsi alla vigente normativa europea, è stato liberalizzato il mercato dei preziosi e dell’oro in particolare, in Italia si è osservato un boom notevole sulla comparsa di negozi compro oro e banco metalli.
A parte l’incremento notevole della loro esistenza, un’altra cosa è cambiata considerevolmente. Se nei secoli scorsi chi ricorreva al banco dei pegni era un certo tipo di cittadino, oggi questa situazione si è ampliata, coinvolgendo l’intera popolazione.
Ma in che cosa consistono i compro oro ed il banco metalli?
Sicuramente posseggono molto cose in comune, quale la possibilità, per ogni connazionale, di versare i propri gioielli per ottenerne un profitto, ma allo stesso si tratta di due concetti diversi e separati.
Lo scopo principale dei compro oro è quello di esercitare l’acquisto e la vendita di gioielli, monili o metalli preziosi in genere e di avere a che fare direttamente con clienti privati, che li contatta per cedere un oggetto pregiato, dietro ottenimento di un valore che potrà essere investito a piacere del consumatore.
Il concetto legato a questo tipo di esercizio commerciale, la cui azione è disciplinata dall’autorità di polizia, consiste, quindi, nel ritirare un ornamento o una gemma, pagando un prezzo, basato sulla quotazione corrente del metallo stesso, per poterlo rivendere dopo un periodo minimo di 10 giorni. Durante questo arco di tempo, il cliente potrà avvalersi del diritto di recesso rientrando in possesso del proprio monile e le autorità potranno verificare la reale origine del prodotto, effettuando tutte le indagini ed i rilievi necessari.
Trascorsi i 10 giorni d’obbligo il negozio compro oro può scegliere di rivendere il gioiello sia al pubblico, ad un prezzo molto competitivo ed in genere del 60% o 70% più economico rispetto ai prezzi di listino delle gioiellerie, sia ad orafi che a ditte specializzate nell’affinazione del metallo.
A parte l’azione di compravendita, quest’attività commerciale offre la possibilità di valutazione e quotazione dell’oggetto in oro, sia direttamente che sul web, attraverso la collaborazione di personale specializzato, con l’opzione di bloccare il prezzo per alcune ore prima di andare a versarlo.
La crescente presenza di negozi di questo tipo, naturalmente, ha reso necessaria la messa in atto di una normativa antiriciclaggio che esige l’emissione di una legale ricevuta nominativa, dove compaia la descrizione, il controvalore ed il peso del prezioso. Inoltre la stessa legislazione prevede la tracciabilità per importi superiori a 3000 euro, somme che, generalmente, andrebbero versate tramite assegno.
In molti confondiamo l’attività dei compro oro con quella dei banco metalli.
Innanzitutto bisogna specificare che questi ultimi sono considerati dei veri e propri Operatori Professionali in Oro e che il loro esercizio commerciale è controllato, direttamente, dalla Banca d’Italia: responsabile della tenuta di un apposito albo nel quale sono inseriti tutti i nomi degli esercenti che sono autorizzati, appunto, al commercio aureo.
Per poter diventare Operatori Professionali in Oro, naturalmente, i commercianti sono sottoposti a severi controlli e le loro società devono possedere diverse caratteristiche, tra le quali la più importante è quella di onorabilità.
Al contrario dei negozi compro oro, i banco metalli possono commerciare sia con i privati sia con figure professionali del settore, quali: banche, gioiellieri ed orafi ed, inoltre, si occupano, principalmente, dell’acquisto di oro e metalli, in genere, da poter essere fusi ed affinati per diventare lingotti o monete da collezione ed investimento.
Questi esercizi commerciali rappresentano uno dei metodi più sicuri ed effettivi se si ha intenzione di investire, ma anche diversificare, i propri capitali.
La diffusione di queste due attività merceologiche, su territorio nazionale, si è accentuata a partire dal 2000, dopo la liberalizzazione, quindi, del commercio aureo non più destinato solo a fonderie e gioiellieri, e si è alimentato e moltiplicato, esponenzialmente, nel 2008, a causa della crisi economica.
A partire da quest’anno c’è stata una richiesta esagerata di liquidità immediata per superare momenti difficili e la possibilità di rivolgersi ai compro oro e banco metalli per ottenere soldi nell’immediato, in modo efficace, legale e veloce, è stata considerata e lo è tutt’ora un’opzione validissima.